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Calzaturiero, frenano export e consumi interni. Fase di rallentamento per il settore

 

 

Un settore che viaggia con il freno a mano tirato. È il ritratto dell’industria calzaturiera italiana, alla luce dei dati relativi al primo semestre 2023 elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici. Esauritosi il rimbalzo post-pandemia, nel secondo trimestre frenano l’export in volume e consumi interni. Grazie ai risultati premianti della prima frazione, nel primo semestre chiudono ancora in positivo fatturato (+7,4%) e vendite estere (+10,2% in valore nei primi 5 mesi) ma non le quantità: -6,8% quelle esportate e -5,7% quelle realizzate. Battuta d’arresto per gli acquisti delle famiglie: -1,2% in spesa e -3,4% in volume.

 

«Il rallentamento ampiamente previsto si è infine palesato nel secondo trimestre dell’anno in corso – spiega una nota -. Al forte rimbalzo del 2021 registrato dopo il crollo procurato dai lockdown e al proseguimento del recupero nel corso 2022 ha fatto seguito, dopo un avvio 2023 ancora favorevole, una marcata decelerazione. A cominciare dalle esportazioni, da sempre volano del settore, che nel bimestre aprile-maggio hanno evidenziato, dopo gli incrementi a doppia cifra dei mesi precedenti, solo una debole tenuta in valore (+1%), accompagnata da una battuta d’arresto in volume (-14,9%). I dati cumulati dei primi 5 mesi dell’anno, mostrano nel complesso un +10,2% in valore, con una flessione del -6,8% in quantità». 

L’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda presso le aziende calzaturiere associate ad Assocalzaturifici ha evidenziato, con riferimento al secondo trimestre 2023, un aumento tendenziale del fatturato molto contenuto (+1,2%), con una raccolta ordini sostanzialmente piatta (-0,3%). Sale al 38% (rispetto al 30% della frazione precedente) la percentuale di operatori che ha segnalato un calo rispetto allo stesso periodo 2022, con un 27% di rispondenti per i quali la contrazione è stata più marcata del -10%. 

Tiene l’occupazione (+1,8% rispetto a fine 2022, anche se il gap coi livelli pre-Covid resta di oltre 1.200 addetti). Si segnala però un balzo nelle ore di cassa integrazione nel secondo trimestre (+44%). Non si arresta il processo di selezione tra le aziende che registrano tra gennaio e giugno un calo del -3,2%. Attese molto caute per la seconda parte dell’anno, complice il clima d’incertezza generale e la debolezza di molte economie mondiali. Le attese per il terzo trimestre? Fatturato in calo sull’analogo periodo dell’anno precedente (-2,8%), per la prima volta dopo la ripartenza post-pandemia. 

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