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Le tinture naturali nel passato, presente e futuro del tessile

 

 

Con Marina Elli, consulente per il design e la sostenibilità del brand tessile “Tissés” by Banelli, abbiamo parlato nello specifico della colorazione dei tessuti con le tinture naturali, una tecnica che sta tornando prepotentemente alla ribalta nell’industria tessile dopo anni di oblio dovuti all’utilizzo sistematico di colorazioni a base chimica. 

 

Quella delle tinture naturali è una pratica antichissima difficile da datare, «le prime tracce di tinture vegetali sembra che risalgano al Neolitico quando già l’uomo era in grado di tessere» ci racconta Marina Elli, «le popolazioni di allora tingevano i materiali in base alle risorse che avevano a disposizione in natura nell’area geografica di provenienza. Per esempio, in Egitto si tingeva il lino con tinture gialle e rosse provenienti da henné, curcuma e zafferano». In Sud America Maya e Atzechi tingevano cotone e lana di alpaca e vigogna con colori molto brillanti ottenuti da radici, cortecce, e rosso di cocciniglia. Questi materiali, dopo la scoperta delle Americhe, contribuirono a rivoluzionare le tecniche di tintura in Europa. Firenze fu subito uno dei centri più importanti d’Europa «si stima che verso la fine del 1400 nel capoluogo toscano ci fossero oltre duecento laboratori di tintoria» ci racconta ancora Marina Elli

 

 

 

 

Le tinture naturali furono definitivamente soppiantate da quelle chimiche inventate dall’inglese William Perkin in piena Rivoluzione Industriale. Fu un passo enorme per l’industria tessile, e non solo, che adesso aveva a disposizione un prodotto a costi molto più bassi rispetto alle tinture naturali, di minore complessità e maggiore velocità di produzione. Ma che soprattutto garantiva persistenza e replicabilità. 

 

Ma cosa sono, tecnicamente, le tinture naturali? «Possono avere tre possibili origini – risponde la consulente di Tissés – vegetale, animale e minerale. La più utilizzata in antichità era quella vegetale perché più semplice da reperire. Per ottenere i colori si preparano dei “decotti” con i vegetali da cui poi estrarre i pigmenti ricercati. Una volta preparate le fibre tessili con la mordenzatura (che serve al finissaggio della tinta – nda) con sostanze come allume, acqua di calce o tannini a seconda delle esigenze, queste vengono poi immerse per ore nel bagno vegetale per poi risciacquarle ed asciugarle. Un vantaggio di questa tecnica è che i bagni di colore possono essere riutilizzate per altre tinture, seppur più tenui. Le colorazioni di origine minerale invece provengono da polveri estratte in antiche aree vulcaniche, dove le terre sono colorate dall’antica presenza di metalli, ormai dilavati da milioni di anni di piogge e inondazioni e quindi non più presenti nel suolo, se non sotto forma di pigmentazione. In questo caso, per la colorazione, le polveri – essiccate e macinate – vengono aggiunte direttamente nel bagno di tintura. Un procedimento più breve che permette anche un importante risparmio di acqua».

 

Il ritorno della moda alle tinture naturali ha varie motivazioni, afferma la consulente Elli «i prodotti tinti naturalmente portano in dote benefici sia ambientali che fisici per il consumatore finale. Ne gode la salute della pelle, si combattono allergie dovute ai coloranti chimici e si evitano danni alla salute per chi maneggia gli articoli e, non ultimo, le falde acquifere vengono preservate»

 

Fin qui i vantaggi dell’utilizzo dei colori naturali sembrano inequivocabili, ma quali sono invece le criticità? «Il procedimento ha dei limiti per costi e tempi di realizzazione ed è difficile da industrializzare perché ancora non c’è una filiera produttiva completa e consolidata – ci spiega ancora Marina Elli – non si può prescindere dall’aspetto artigianale della lavorazione. Ma qualcosa è cambiato nella percezione del mercato. Quelli che prima erano considerati difetti, adesso stanno diventando dei valori aggiunti, come per esempio la non riproducibilità in serie. Questo dà l’idea dell’esclusività di un prodotto, così come la sua natura artigianale. Sicuramente le tinture naturali non supereranno l’uso dei sintetici nell’industria, ma ci sono i presupposti per dei passi avanti importanti».

 

“Tissés by Banelli” sta sperimentando colorazioni di origine naturale per le proprie collezioni. Qual è il riscontro avuto finora? «Tissés crede molto in questo progetto – afferma la consulente – Siamo convinti di valorizzare la diversità dei prodotti caratterizzati da tinture naturali. Si creano dei pezzi unici. Per le nostre collezioni utilizziamo le colorazioni di origine minerale che sono più performanti rispetto a quelle vegetali per efficienza, riproducibilità e persistenza del colore. Finora i nostri clienti hanno apprezzato questa scelta. Abbiamo creato cinque cartelle colore per diversi materiali 100% naturali come cotone fiammato, canapa, lino, e due canvas di cotone in peso leggero e più sostenuto, certificati GOTS»

 

 

 

 

Le tinture minerali hanno meno possibilità rispetto alle vegetali nella creazione delle palette colori. Conclude Marina Elli:«La scala dei colori minerali varia dal giallo al rosso, ai marroni fino ai grigi scuri e i verdi tenui. Stiamo sperimentando il mix di due colori per ottenere altre variazioni. Al momento tingiamo solo tessuti ma, potenzialmente, siamo in grado di colorare anche i pellami».



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