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L’abito di Dorothy e l’ascesa del Vichy: storia di un successo

 

Un grembiulino in percalle a quadretti bianchi e blu indossato sopra una camicetta color crema con maniche a sbuffo e abbinato alla magiche “scarpette rosse”. È il 1939 quando Judy Garland appare sul grande schermo nei panni di Dorothy Gale, la protagonista de “Il mago di Oz”, entrando per sempre non solo nella storia del cinema ma anche nell’immaginario comune. Disegnato dal costumista della MGM Adrian (nome con cui era conosciuto Adrian Adolph Greenburg), così come molti altri costumi del film, incluse le scarpette, l’abito è stato realizzato con una macchina da cucire a pedale per farlo sembrare proprio fatto in casa dalla zia Em di Dorothy.

 

Si tratta di uno dei costumi più famosi della storia del cinema e viene spesso citato per aver contribuito a rendere popolare l’uso del percalle nella moda femminile. Nel 2021 un articolo di Vogue France lo ha inserito nella lista dei sei abiti a motivo Vichy più iconici nella storia del cinema, insieme alla gonna di Brigitte Bardot in “Vieni a ballare con me” (1959) e all’abito lungo di Katherine Hepburn in “Scandalo a Philadelphia” (1940). Ma il “gingham dress” continua a influenzare le tendenze della moda anche nel XXI secolo: i quadretti sono di tendenza anche per questa primavera/estate nelle collezioni di Ralph Lauren, Prada, Miu Miu, solo per citare alcuni dei brand sedotti dal fascino vintage del vichy.

 

Durante le riprese, sono state realizzate diverse versioni identiche dell’abito: sul numero reale ancora non c’è un accordo, c’è chi sostiene ne siano state prodotte dieci, chi sette. In ogni caso, pare che Judy Garland ne abbia realmente indossati soltanto due. Di uno dei due abiti superstiti completi, regalato al reverendo Gilbert Hartke nel 1973, si erano perse le tracce fino ad aprile dello scorso anno, quando fu ritrovato in una scatola da scarpe alla Catholic University of America. L’idea era metterlo all’asta ma Barbara Ann Hartke, la nipote del reverendo, ha fatto valere i suoi diritti: ora non potrà essere venduto finché una corte federale di Manhattan non si sarà pronunciata sulla proprietà. 

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