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Osservatorio Leather & Luxury settembre 2022: i prodotti in pelle sono in cima ai desideri

 

 

Se nei report a largo spettro (come ad esempio quello di Deloitte sul Consumer Tracker relativo all’estate 2022) si rileva il Sentiment dei consumatori dopo la pandemia, fornendone umori e nuove predisposizioni d’acquisto, come il focus su self care, entertainment e equilibrio casa-lavoro, l’osservatorio di Leather & Luxury ha approfondito le intenzioni di spesa di una piccola fetta a campione nell’ambito calzatura, accessori e abbigliamento, analizzandone la percezione verso il prodotto in vera pelle ed entrando nel dettaglio del loro spending intent. Prima di parlare dei risultati del sondaggio, va necessariamente sottolineato che l’attuale situazione economica ha sicuramente un peso sulle scelte e sulle preferenze degli italiani. Il conflitto russo/ucraino, il caro energia, l’inflazione e l’instabilità dei mercati che ancora risentono degli effetti della pandemia da Covid-19 acuiscono la situazione di incertezza, accrescendo i timori verso il futuro. A livello di propensione media al consumo, gli italiani cercano di risparmiare quanto più possibile, concentrandosi sulle spese di beni essenziali ma riuscendo comunque a ritagliare una parte del budget per acquisti di beni cosiddetti voluttuari, anche se in misura minore rispetto agli anni pre-pandemia.

 

 

Dal sondaggio, risulta evidente sopra a tutto che gli intervistati a campione non rinunciano all’acquisto di abbigliamento e accessori, in particolar modo calzature, e sono alla ricerca di un ottimo rapporto qualità/prezzo.

 

Ma cosa si intende per qualità?

 

Significa innanzitutto ottima fattura,

resistenza e durabilità nel tempo, tutti fattori che la pelle possiede. Dai dati rilevati, difatti, i prodotti in pelle sono sinonimo di pregio e la maggioranza degli intervistati si è detto pronto a pagare un prezzo maggiore purché i prodotti siano fatti questo materiale citando motivazioni come “il profumo della vera pelle”, “la consistenza al tatto”, “oggetto che non si getta via dopo qualche stagione ma resta nel guardaroba”, con un solo piccolissimo campione che lo rifugge per motivi ideologici come il veganismo. 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda “dove” si fa shopping (di accessori e non), è quasi un parimerito tra i Millennial (nati tra il 1981 e il 1996) e la Gen Z (1997-2012), che dimostrano di essere le fasce più propense a fare acquisti fashion sul web ma non disdegnano anche i negozi. Il resto della demografica considerata, ovvero Generazione X e Boomer (età 41-65), prediligono nettamente gli acquisti in store. Partendo da queste premesse, i profili dei consumatori si possono delineare in vari macrogruppi; tra questi ci sono clienti che premiano l'alta qualità dei prodotti, sono informati e consapevoli, prediligono marchi che già conoscono (più intervistati hanno citato l’ “affezione” a un marchio già acquistato in passato e questo diventa una garanzia d’acquisto); tra i più giovani, i cosiddetti nativi digitali, si assiste a un fenomeno dicotomico: da un lato l’attenzione alla sostenibilità, per i brand che condividono i propri valori etici e la fresca predilezione per il second-hand, ma dall’altra i rapidissimi trend che nascono su piattaforme come TikTok e Twitch portano a ritmi frenetici negli acquisti, che non necessariamente rispecchiano i buoni propositi virtuosi. 

 

Riassumendo: parsimonioso ma non troppo, consapevole e – inaspettatamente, visti i tempi che corrono - ottimista: è il dna del consumatore con il quale il mercato si dovrà confrontare. Il contesto in cui è immerso è sempre più globalizzato e phygital (crasi di "fisico" e "digitale") e ha una maggiore attenzione a qualità e sostenibilità. Dopo il boom durante la pandemia, l'e-commerce sta prendendo velocemente piede ma non sta ancora sostituendo il negozio fisico, che contrappone alla rapidità di acquisto una più attenta percezione e valutazione del prodotto. Nonostante l'incertezza economica, predomina un atteggiamento positivo, soprattutto da parte dei giovanissimi della Generazione Z, la cui fetta di consumi sarà sempre più consistente nel futuro. 



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