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Pelletteria Toscana: segni di ripartenza ma preoccupa la guerra

La crisi in Ucraina frena la ripresa e scuote anche il settore della pelletteria toscana. Lo dimostrano i dati elaborati per Assopellettieri dal Centro Studi Confindustria Moda e presentati dal vicepresidente dell’associazione con delega al distretto toscano, Andrea Calistri, e dall’assessore regionale all’economia, Leonardo Marras.

In sintesi, nel 2021, con un incremento sul 2020 del 32,5%, la Toscana si è avvicinata ma non ha ancora recuperato i livelli del 2019, da cui la separa un gap del 7,1%. Nonostante questo, resta la prima regione italiana per esportazioni del settore. In euro, nel 2021, la Toscana ha esportato beni per 5 miliardi, contro i 3,8 del 2020 e i 5,4 del 2019. A fare da traino c’è Firenze che, con oltre 4,2 miliardi di beni esportati, segna un +42,3% sul 2020 e riduce al -4,8% il distacco rispetto al 2019. Il capoluogo toscano fa, da solo, un terzo dell’export nazionale di settore. Per i mercati di riferimento, migliora la Francia con +30%, volano Corea del Sud (+120%), Usa (+72,5%) e Giappone (+61%) che superano la Cina, ferma a un + 5%.

E se il Covid sembra ormai alle spalle, a preoccupare c’è il conflitto tra Russia e Ucraina, due mercati verso i quali pelletteria e concia italiani hanno esportato nel 2021 beni per 129,5 milioni di euro (di cui 110 in Russia). La Toscana, con 20,9 milioni di euro esportati (di cui 18,23 verso la Russia, in crescita del 26% sul 2020) è una delle quattro regioni più esposte, insieme a Emilia-Romagna (35,7 milioni), Lombardia (28,8 milioni di euro) e Veneto (24 milioni), che insieme detengono una quota vicina all’85% dell’export diretto ai due Paesi.

«Stiamo vivendo una situazione grave che mette ulteriormente a dura prova l’economia dopo i due anni della pandemia – ha detto l’assessore Leonardo Marras –. I dati sull’export ci dicono che i numeri stanno tornando a crescere, che nel mondo c’è tanta voglia dei prodotti italiani, simbolo di qualità e bellezza, ma di fronte all’attuale incertezza internazionale non possiamo abbassare la guardia. L’impegno della Regione sull’internazionalizzazione proseguirà, ricordando che il settore della pelletteria è tra i fiori all’occhiello del nostro sistema economico».

«Se i numeri e i risultati che sono stati registrati alle fiere di Milano ci confortano, dall’altra parte c’è il grande punto interrogativo rappresentato dagli effetti del conflitto – ha commentato Andrea Calistri –. Gli aumenti vertiginosi dei costi energetici non si sono ancora consolidati nelle materie prime ma lo faranno. Tutto il sistema industriale toscano della pelletteria rischia di perdere competitività sui colleghi europei ed extraeuropei. Un rischio che dobbiamo arginare il più possibile, considerando che la filiera pelle copre il 16,3% dell’export manifatturiero toscano e rappresenta il primo macrosettore di attività regionale per export».

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