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Un'intervista per ripartire, Maurizio Del Vecchia: A testa bassa per il 2021

 

Leather&Luxury ha raggiunto telefonicamente Maurizio Del Vecchia, titolare di Del Vecchia Group, un punto di riferimento per la vendita di macchine da cucire per il distretto della pelletteria fiorentino e non solo. Ecco il punto di vista di un imprenditore d'esperienza sul momento attuale in regime di lockdown.

Come ha reagito Del Vecchia Group alla contingenza del lockdown?

La nostra azienda ha adottato tutte le misure previste dai decreti governativi straordinari per far fronte all'emergenza in corso. Il lockdown mette a dura prova tutti e se non ci saranno presto le condizioni per riaprire, sarà sempre più difficile risollevarsi. La politica interna e quella europea devono mettere in campo aiuti sostanziali per favorire le imprese e la ripartenza. Per quanto riguarda Del Vecchia Group, la nostra è una realtà sana dal punto di vista patrimoniale, siamo in grado di reggere un anno negativo, però dovremo sicuramente rinunciare ad investimenti che, per noi, sono fondamentali per lo sviluppo dell'azienda.

In attesa di difficili intese a livello europeo, cosa ne pensa delle misure prospettate dal nostro governo per aiutare le imprese?

Non ho idea della reale liquidità che sarà necessaria per aiutare tutti i settori in difficoltà. Il sentore generale è che i soldi che il governo ha programmato di stanziare finora non bastino per tutti. Staremo a vedere anche quale sarà il criterio di assegnazione. Per esempio, ci sono alcuni settori che hanno beneficiato di questa crisi, penso a quello alimentare, che non avranno sicuramente bisogno di sostegno mentre altri, in primis la ristorazione e il turismo, sono veramente in ginocchio e necessiteranno di aiuti straordinari. È tutto ancora molto incerto, non ci resta che attendere e poi valutare.

 

DEL  VECCHIA

Il governo ha decretato la chiusura delle aziende il 25 marzo. Il lockdown è arrivato troppo tardi?

Al 100%. Credo che le misure di restrizione sarebbero dovute iniziare almeno due settimane prima. Mi rendo conto che il problema è stato sottovalutato da tutti, non solo dalla classe politica. La convinzione generale, inizialmente, era che il coronavirus non fosse un'epidemia così grave, quindi abbiamo continuato a comportarci di conseguenza. La nostra azienda ha partecipato alla recente edizione del Simac a Milano e ricordo che, a fine fiera (il 21 febbraio - nda), si stavano già istituendo le prime zone rosse in alcuni comuni della Lombardia. Col senno di poi, ritengo che il lockdown generale sarebbe dovuto iniziare in quel momento, ma era veramente difficile valutarlo a priori.

Quale sarà il prossimo futuro del settore?

La moda è organizzata per stagioni e l'anno 2020 ormai bisogna considerarlo perso per tutti. È necessario ripartire lavorando a testa bassa per il 2021, cercando di cogliere le opportunità che possono emergere da questa crisi. Con il giusto sostegno economico da parte delle istituzioni, potrebbe essere il momento per investire sulla tecnologia e ripartire con nuove modalità di approccio al mercato.

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