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“Il filo nascosto” e le ispirazioni del costumista Mark Bridges

 

 

Un tuffo nella haute couture londinese degli anni Cinquanta, attraverso un racconto per immagini capace di svelare il minuzioso lavoro che sta dietro alla creazione di abiti dal taglio sofisticato e realizzati con tessuti preziosi, in alcuni casi unici. Sono oltre 50 gli abiti originali, quasi completamente realizzati a mano, creati per “Il filo nascosto” (2017) film scritto, diretto e co-prodotto da Paul Thomas Anderson che racconta la storia di un talentuoso ed eccentrico couturier e della sua musa, declinato attraverso i capi da lui creati.

 

«Ogni abito è diverso: alcuni sono tagliati di sbieco, altri in dritto filo, altri ancora hanno uno strascico» ha spiegato in una featurette del film il costumista Mark Bridges, che per questa pellicola ha vinto un premio Oscar per i migliori costumi, bissando la vittoria del 2012 per “The Artist”. La produzione ha anche recuperato un antico pizzo fiammingo del 17esimo secolo, utilizzato per creare lo splendido abito in raso color malva indossato dalla coprotagonista Alma Elson (Vicky Krieps).

 

 

 

 

Mark Bridges e P.T. Anderson hanno creato insieme la figura dell’estroso stilista Reynolds Woodcock, interpretato da un magistrale Daniel Day-Lewis (che per imparare l’arte sartoriale ha preso lezioni da Mark Happel, costume director del New York City Ballet), ispirandosi a leggendari stilisti di moda tra cui Balenciaga, Hardy Amies, Edward Molyneux e Victor Stiebel. Per rendere tutto ancor più credibile, i personaggi di Nana e Biddy (Sue Clark ed Emily Brown), due delle dipendenti più anziane di Woodcock, sono interpretati da due consulenti del Victoria & Albert Museum.

Gli abiti che sfilano in scena sono infatti il risultato di un’accurata ricerca al Victoria and Albert Museum of Art and Design di Londra e ispirati, quindi, a veri abiti couture degli anni ’50. Tra gonne a ruota, metri di pizzo, nuvole di tulle, sottogonne e bustier, il regista e il costumista hanno ricreato non dei semplici costumi ma lo scenario elegante dell’alta società dell’epoca, offrendo una visione privilegiata del “dietro le quinte” dell’alta moda dei tempi.