Leather & Luxury 30 - Tanneries / Chemicals / Technologies

182 N° 30 LUGLIO 2023 Il mondo della moda pone sempre più attenzione alla questione ambientale. La produzione sostenibile per un ridotto impatto degli accessori fashion del Lusso è ormai al primo posto nelle to-do list di tutti i top brand internazionali. Questa sensibilizzazione ha investito, come in un effetto domino, anche tutta la filiera produttiva di fornitori dei luxury brand. Dimostrare di agire come un’azienda virtuosa concretamente senza nascondersi dietro al greenwahing è diventato un requisito basilare per essere competitivi e inclusi nel mercato. Il settore conciario in particolare è uno di quelli più coinvolti sul tema ecosostenibilità proprio per la complessità intrinseca dell’attività di conciatura delle pelli. Ciò che si registra parlando con gli addetti ai lavori di questo segmento, è una sorta di “corsa” alle certificazioni ambientali come parametro irrinunciabile per poter essere allineati alle richieste dei clienti. In questo scenario, la certificazione rilasciata dall’ente internazionale Leather Working Group (LWG) è quella più gettonata tra le concerie dei distretti Made in Italy. Tale attestato, legittimato nel 2019 anche dal protocollo d’intesa con UNIC, risponde a numerosi parametri. LWG valuta vari aspetti dell’attività conciaria: trasparenza e conformità delle pratiche di concia, elevati standard di qualità dei pellami, coerenza e armonizzazione per un’adesione alla strategia del cliente e responsabilità sociale ed etica sulle condizioni di lavoro. Tutto ciò viene valutato tecnicamente tramite un protocollo di audit sull'approvvigionamento delle pelli, l'utilizzo delle sostanze chimiche, la gestione dei rifiuti, l'impatto ambientale e molto altro. Da qui viene calcolato un punteggio che assegna all’azienda esaminata tre diversi livelli di medaglie, dal bronzo all’oro. Quella di LWG è un’attestazione volontaria da parte dei partecipanti ed è valida per due anni per gli stabilimenti di produzione della pelle e un anno per i commercianti di materiali parzialmente lavorati. A livello nazionale, invece, la norma di riferimento è la UNI 11427, esistente dal 2016 e aggiornata di recente nel 2022. Tale norma definisce le prestazioni che deve avere una pelle (vera) prodotta con ridotto impatto ambientale, per potere essere chiamata “pelle ecologica”. Lo standard, già certificabile con ICEC, definisce i parametri di processo per unità di pelle prodotta (es. consumi di risorse: idriche, energetiche, chimiche; emissioni in atmosfera, produzione di rifiuti, scarichi idrici) che devono rispettare limiti ridotti di performance. Inoltre vengono stabiliti requisiti minimi di prodotto sia per caratterizzare la tipologia di concia utilizzata (es. al cromo, vegetale, crome o metal free, organica), sia per verificare la conformità chimica ai requisiti essenziali comuni a tutte le tipologie di pellame, sia per garantire le performance minime di durata della pelle a seconda della sua destinazione d’uso. Tutti i requisiti sono riferiti alla produzione della pelle dal grezzo al finito. ICEC già dal 2016 (primo anno di edizione di questa norma) eroga la relativa certificazione ambientale di prodotto alle concerie e ai loro articoli. Oggi è possibile procedere già con la nuova edizione 2022 che misura, grazie ai suoi livelli di performance, anche il miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodotti nel tempo. Ma all’orizzonte c’è un’altra sfida per il settore fashion del Lusso e, a cascata, per le filiere produttive Made in Italy e non solo. Dal 1° gennaio 2025, infatti, entreranno in vigore i nuovi obblighi UE in ottica di economia sostenibile. I colossi europei della moda saranno obbligati periodicamente a rendere pubblici il loro impatto sull’ambiente, le persone, il pianeta e sui rischi di sostenibilità a cui sono esposti. Ciò dovrebbe facilitare la riduzione della pratica di greenwashing e gettare le basi per uno standard di trasparenza a livello globale. Il cerchio si stringe e l’eccellenza si misurerà sempre di più in relazione all’impatto ambientale. Le nostre imprese si faranno trovare preparate? La corsa delle concerie alle certificazioni e i nuovi standard di sostenibilità contro il greenwashing

RkJQdWJsaXNoZXIy NDMxMQ==