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Chi Ri-Cerca Trova: Ma la pelliccia finta è davvero ecologica?

 

 

 

Nuovo appuntamento con la rubrica di Leather&Luxury, un viaggio alla ricerca di materiali, tecniche e lavorazioni innovative,  intrapreso con la designer Bettina Grampa.

 

Nel 2018 numerose organizzazioni per la tutela dell'ambiente hanno lanciato un'azione di boicottaggio sull’utilizzo delle pellicce animali su larga scala e alcuni marchi di lusso hanno scelto di abbandonarne definitivamente l’uso per evitare gli attacchi dell'opinione pubblica; hanno scelto di utilizzare pellicce in fibre acriliche e plastiche per "senso etico". 

 

Ma la pelliccia finta è davvero ecologica?

 

Dopo attente verifiche è stato appurato che il tempo di degradazione della pelliccia sintetica può richiedere centinaia di anni e che il suo processo di tintura è estremamente dannoso e, di conseguenza, è arrivato inesorabilmente l’invito a boicottare anche l’uso di quest’ultime.

Dal 2020 alcuni produttori di abbigliamento ed accessori hanno scelto di firmare un accordo afur-free e di abbandonare completamente qualsiasi tipo di  pelliccia. Inoltre va segnalato che, negli ultimi tempi, alcune aziende hanno tentato di produrre tessuti (jersey, spugne ecc.) simili alla pelliccia ma realizzati con materiale riciclato e senza le caratteristiche della “costruzione tecnica“ tipica di una pelliccia tradizionale, un vero e proprio innovativo effetto pelle/pelo.

Fatte queste dovute premesse parliamo ora di Xue Chen che, nel 2018, apprende e approfondisce le conoscenze tecniche della costruzione della pelliccia animale presso la SAGA FURS  proprio per l’amore che prova per questo materiale, comprendendo però anche l’aspetto crudele e se vogliamo disumano dell’utilizzo della pelliccia animale. Tra il 2018 e il 2021 esplora quindi nuove tecniche per quello che sarebbe diventato il suo progetto di laurea.

 

“Ispirandomi alla chirurgia del trapianto di capelli, ho iniziato a chiedermi se fosse possibile far crescere anche la pelliccia finta sul pellame. La pelliccia finta deve utilizzare fibre plastiche e acriliche a causa dei limiti di produzione della tecnologia di tessitura. Ho quindi collaborato con una fabbrica di parrucche, decidendo di sostituire gli aghi delle macchine da ricamo computerizzate con aghi specifici per l'impianto di capelli, impiantando nella pelle le fibre di PLA utilizzate per gli spazzolini da denti. Nel 2021 ho inoltre iniziato a studiare Bio-design, dedicandomi all’esplorazione della biopelliccia. Ho praticamente da sempre cercato di pensare una soluzione ecologica vincente per poter realizzare capi senza l’uso di pelliccia animale, un prodotto che si potesse inoltre degradare al suolo. Tecnicamente la pelliccia è divisa in 2 parti: la pelle ed il pelo. Ho utilizzato quindi bevande scadute miscelandole ad additivi provenienti dal mondo del “food”, ottenendo così una spalmatura simile al poliuretano che ho applicato ad un fondo sostenibile per poter ottenere una biopelle. La parte in pelliccia è stata ricavata invece da piante infestanti innestate sulla biopelle. Questa fibra ottenuta dalle piante può inoltre essere utilizzata anche per creare un filato per maglieria. Inizialmente volevo usare delle normali fibre vegetali ma, dopo essermi documentato sull'impatto ecologico della coltivazione del cotone, della produzione di lana e di altre fibre, mi sono reso conto che utilizzarle non aveva senso. Dopo molte ricerche, ho deciso che le piante infestanti erano l'opzione migliore, un modo efficace per combattere la perdita di biodiversità e gli INNS. Questo procedimento non solo risulta ecologicamente vantaggioso, ma crea anche valore aggiunto all’industria della moda. Le specie invasive non autoctone (INNS) sono infatti una delle cinque principali minacce alla biodiversità a livello mondiale. In media, le INNS costano all'economia del Regno Unito 1,8 miliardi di sterline all'anno, colpendo principalmente l'agricoltura, la silvicoltura, l'orticoltura, i servizi pubblici, l'edilizia e le infrastrutture sportive. Queste piante inoltre contengono molti pigmenti naturali e sono ricche di cellulosa vegetale.”

 

Xue Chen prosegue:

 

“Il mio scopo era ottenere una pelliccia “trapiantata” che fosse una replica perfetta della pelliccia animale. Da studente non laureato ho inventato la tecnica che simula in tutto e per tutto la pelliccia animale, trapiantando il  pelo e modificando gli aghi di una macchina ricamatrice computerizzata, una tecnica che è molto popolare nell'industria della produzione di parrucche.

La tecnica produce un pelo senza alcuna traccia di produzione sul davanti. Inoltre questa tecnica di impianto consente il piazzamento su capo in base alla forma dell'indumento. Dopo tre anni di esplorazione e sperimentazione la fabbrica di parrucche con cui ho collaborato ha poi approfondito e perfezionato questa tecnologia”.



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