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Sollini Gino Srl: virtù e criticità della certificazione Global Recycle Standard

 

 

Nelle Marche, e non solo, il nome “Sollini Gino Srl” è storicamente noto agli addetti ai lavori. Si tratta, infatti, di un’azienda che fin dal 1969 rifornisce di accessori e articoli affini il celebre distretto calzaturiero marchigiano. Una classica storia imprenditoriale italiana di successo, basata su famiglia, lavoro e competenza. I tempi però cambiano e per restare competitivi sul mercato è necessario adeguarsi. Un’attitudine che non è mai mancata alla “Sollini Gino Srl” che da un paio d’anni ha scelto per i propri prodotti il percorso di certificazione GRS – Global Recycled Standard. 

Come recita il sito ufficiale dell’ente promulgatore (Textile Exchange - nda), si tratta di «uno standard di prodotto internazionale, volontario e completo, che stabilisce i requisiti per la certificazione da parte di terzi del contenuto riciclato, la catena di custodia, le pratiche sociali e ambientali e le restrizioni chimiche». 

 

Adottare questa certificazione è una scelta forte e radicale che va eticamente nella direzione giusta ma non è ancora priva di difficoltà e contraddizioni secondo Icli Sollini, socio e titolare dell’azienda con cui ne abbiamo parlato approfonditamente: «Il mood ecologista nel fashion market è esploso definitivamente e in modo esponenziale durante il Covid. È diventato un vero concetto di business. Perciò, in azienda abbiamo creduto da subito all’opportunità di ottenere la certificazione GRS che punta a garantire gli standard ecologici e non solo dell’intera filiera». 

 

A fronte degli evidenti vantaggi e del plusvalore offerti da un’attestazione del genere, sono emerse da subito anche le criticità organizzative e sistemiche dell’intera operazione: «Noi commercializziamo una vasta gamma di articoli per le calzature – ci spiega Sollini – perciò abbiamo dovuto riadattare il nostro catalogo ai parametri richiesti dal GRS. Abbiamo operato una cernita per ogni categoria di prodotto rinnovando il nostro gruppo di fornitori. Un lavoro immane e profondo ma necessario per dare continuità agli standard GRS nella filiera». Già, la continuità, ecco il vero punto controverso dell’intera questione, la parte più importante per dare credibilità al progetto GRS, secondo Icli Sollini: «Il Global Recycle Standard ha senso se tutti i protagonisti della filiera rispettano le regole. Al momento, noi vendiamo dei semilavorati a clienti fidati che, però, in alcuni casi, a loro volta non sono certificati. Nello specifico, manca spesso il cosiddetto “Transition Certificate” per gli attori intermedi della filiera. Ciò vanifica i nostri investimenti fatti finora». I motivi sono da ricondurre soprattutto agli oneri da sostenere per far parte del circuito GRS, non tutti i player possono permettersi determinati costi. Perciò, quali possono essere le soluzioni? «Noi non abbiamo produzione, perciò abbiamo pensato di garantire la continuità del GRS facendo da “collettore” e riunire sotto un’unica fattura i prodotti da spedire ai brand. In questo modo, avremmo un ciclo completo e si ridurrebbero anche i costi». 

 

Nonostante le difficoltà attuali, la “Sollini Gino Srl” crede molto nel Global Recycle Standard: «Il nostro mood non cambia – conclude Icli Sollini – nel nostro mondo l’operazione riciclo è un valore, un asset nonostante le complessità del sistema. Continueremo il nostro percorso di ricerca di prodotti innovativi e di ottimizzazione dei servizi per consolidare una collaborazione totale e ottimale con i nostri clienti».

 

 

www.sollini.com

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