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Leather&Luxury intervista Taddei e Manzi

 

Leather & Luxury ha intervistato Simone Manzi di Taddei, Manzi & C. sugli ulteriori passi dell’azienda nel loro percorso di sostenibilità.

 

Quali sono le vostre prossime tappe nell’ambito della sostenibilità?

 

Con il 2023 il nuovo progetto a cui stiamo lavorando è l’implementazione della valutazione dell’impatto ambientale dei nostri prodotti con il Life Cycle Assessment (LCA). Attraverso l’LCA si considerano tutte le attività della catena di fornitura: dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, all’uso, fino alla gestione del fine-vita. Per ogni fase si raccolgono molteplici dati, quali acqua, gas, energia, CO2 e così via. Le informazioni ottenute vengono elaborate con specifici software di modellazione che producono diversi indicatori di impatto ambientale. Interpretare i dati forniti da questa analisi è fondamentale perché ci permette di stabilire, in modo rigoroso e scientifico, quali siano i prodotti meno impattanti, così da introdurli nei processi di produzione e valutare i risultati ottenuti sul prodotto finito. Nel perseguire questo obiettivo, per noi è basilare la collaborazione con Stahl, da sempre attentissima alle tematiche ambientali e al rispetto delle normative e dei capitolati vigenti. Vorrei inoltre ricordare che, dopo aver ottenuto nel 2021 la certificazione ambientale ISO14001, stiamo lavorando per raggiungere, entro quest’anno, anche la certificazione al livello 3 del Gateway dello ZDHC.

 

Quindi è il mercato che lo chiede? E il consumatore finale?

 

Ritengo che questi metodi di valutazione saranno sempre più necessari. Le aziende che operano nel settore della pelle si stanno muovendo in tal senso e valutare l’impatto di ogni prodotto sarà, fortunatamente, inevitabile. Scinderei però il fattore commerciale, ovvero la necessità di adeguarsi alle richieste sempre più stringenti del mercato, da quello di una “mission” aziendale. Naturalmente il marketing è importante, ma per noi di Taddei, Manzi & C. l’impegno per l’ambiente è fondamentale e crediamo davvero che un percorso “green” contribuisca, nel nostro piccolo, al benessere del pianeta. Tuttavia, c’è da sottolineare che, purtroppo, al consumatore finale questo messaggio non arriva: entrando nelle boutique di accessori delle grandi firme non ci sono etichette che specifichino le qualità  “green” del prodotto come, ad esempio, la dicitura “senza bisfenolo” o “metal free”. Per ora questa è un’informazione che al massimo viaggia a monte della filiera della pelle. Invece un tipo di comunicazione di questo genere - trasparente, semplice e ovviamente non “greenwashing” - potrebbe fare la differenza e avere un peso negli acquisti moda, specie tra i giovani, molto attenti alle tematiche della sostenibilità.

 

 

www.taddeimanziprodottichimici.it



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