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Sicurezza, organizzazione, ottimismo: come riparte il settore conciario di Santa Croce sull'Arno

Leather&Luxury continua il viaggio post pandemia all'interno delle filiere produttive della moda italiana. Questa volta ne abbiamo parlato a fondo con Maila Famiglietti, neoeletta Presidentessa dell'Associazione Conciatori di Santa Croce sull'Arno e imprenditrice della conceria Nuova Osba di Fucecchio. Ecco le sue parole nella nostra “Intervista per ripartire”.


Presidentessa Famiglietti, come riparte la conceria in sicurezza ed efficacia dopo la pandemia?

«Il periodo della pandemia ha rappresentato senza dubbio uno dei periodi più critici della nostra storia, anche perché fin da subito avevamo la consapevolezza che l'emergenza esplosa si propagasse anche in termini economici, oltre che sanitari. Inoltre venivamo da un anno, il 2019, che non è stato particolarmente brillante per il settore, mentre il 2020 era partito con dati più che positivi, ma che indubbiamente hanno risentito in maniera forte di questa crisi. Abbiamo ripreso le nostre attività in anticipo rispetto ad altri settori grazie ad una Ordinanza Regionale che ce lo ha concesso, e le prime settimane della ripresa sono state caratterizzate da volumi importanti per la conclusione di tutta la produzione invernale che si era interrotta a causa del Covid-19. Purtroppo però il periodo del lockdown ha coinciso con la fase temporale durante la quale si sviluppano prototipi e campionari della stagione estiva, che fanno poi da motore per la produzione delle aziende conciarie nei mesi che vanno in genere da giugno a settembre. Essendo mancata in gran parte questa fase temiamo che i volumi legati alla produzione estiva (nello specifico mi riferisco all’estivo 2021) saranno scarsi, purtroppo ci sono già segnali in tal senso. Nonostante le forti incertezze sul futuro le nostre aziende non si sono fatte perdere d’animo e come sempre saranno in grado di reagire e si faranno trovare pronte per cogliere tutte le opportunità del momento. Il nostro distretto esporta oltre il 70% della produzione, buoni segnali ci stanno arrivando dai mercati che hanno già riaperto completamente, nei quali la domanda di beni di lusso, dove la pelle da noi prodotta è una tra le materie prime prevalenti, ha registrato crescite importanti. Questo ci fa pensare positivo per il futuro. Inoltre ancora prima del lockdown la nostra Associazione ha saputo guidare le aziende associate nella predisposizione ed implementazione dei vari protocolli previsti, sia nazionali che regionali, ha mantenuto durante la chiusura un dialogo costante e settimanale con gli imprenditori attraverso una piattaforma che vedeva collegate ogni volta oltre 100 persone, abbiamo condiviso problematiche, cercato di dare soluzioni, individuato i canali sicuri per l’acquisto dei dispositivi di sicurezza per le aziende. Le nostre aziende erano state organizzate nell’ottica della sicurezza ancora prima della chiusura imposta, e si sono fatte trovare organizzate ancora di più nella gestione della ripartenza, con l’obiettivo della salvaguardia della salute di tutti coloro che entrano in azienda, in primis i lavoratori. C’è stata grande disciplina da parte di tutti gli imprenditori conciari nel rispettare tutto quanto venisse imposto per evitare nuovi focolai, inoltre l’attenzione continua ad essere elevata nelle nostre aziende e di questo ne siamo orgogliosi».


Ecosostenibilità e il settore conciario: quali vie intraprendere?

«Il nostro distretto è un esempio di economia circolare a tutti gli effetti, nel nostro distretto cerchiamo di recuperare quasi il 100% di tutti gli scarti di lavorazione prodotti. Abbiamo creato, su iniziativa degli imprenditori conciari stessi già dagli anni ’70, ovvero ancora prima che le normative lo prevedessero, un impianto consortile per la depurazione delle acque reflue e che oggi è stato preso come punto di riferimento dalla Regione per il cosiddetto “progetto Tubone”. Al Consorzio Depuratore convoglieranno infatti le acque civili di altri impianti di depurazione di comuni limitrofi, e queste acque civili saranno trattate e utilizzate nei processi industriali così da ridurre l’emungimento delle acque da falda e dunque l’impatto ambientale. Oltre alla depurazione delle acque, abbiamo creato impianti consortili nei quali recuperiamo il cromo utilizzato nel processo conciario, gli scarti di rasatura e del carniccio, i fanghi di lavorazione. La tematica ambientale è da sempre stata al primo posto per il nostro distretto, ed è proprio per l’importanza che diamo alla tutela ambientale che siamo riusciti a far convivere le aziende conciarie nel nostro territorio toscano. Siamo il primo distretto che ha sottoscritto con la Regione nel 2019 il Patto per l’Economia Circolare, che prevede fondi per il potenziamento dei nostri impianti, così da poter trattare gli scarti in volumi anche superiori e con tecniche innovative».

Digital e Web: possono essere reali opportunità di sviluppo per il settore?

«La pelle è una materia prima naturale, per la quale l’elemento tattile, le sensazioni che si hanno “toccando con mano” sono di fondamentale importanza. Nonostante questo, sicuramente i canali digitali e tutte le nuove tecnologie che si stanno sviluppando, penso ad esempio in merito a showroom e alle sfilate virtuali, amplieranno i volumi di vendita e le opportunità di utilizzo della pelle. Di fatto le vendite online hanno subito una crescita esponenziale negli ultimi mesi, soprattutto nel settore moda, di cui noi siamo parte. Come già alcuni importanti brand della moda hanno detto, questa fase porterà probabilmente a una nuova definizione di molti aspetti legati alla moda, probabilmente ad un minor “cannibalismo” della moda a favore di prodotti più “puliti”, concreti, basici, di valore. In questo scenario la pelle toscana si posiziona perfettamente grazie alle sue caratteristiche in termini di qualità, contenuto moda, ecosostenibilità».

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