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Moda e artigianato, Dolce&Gabbana riporta il Rinascimento a Firenze

Il Rinascimento e la rinascita dopo la pandemia. Ispirandosi al visionario mercante toscano Giovanni Battista Giorgini che nel 1951 aveva fatto sfilare l’alta moda a Firenze per affermare la creatività italiana rispetto a quella francese. Ma anche come segno della rinascita della moda dopo la Guerra. È con quello stesso spirito che Dolce&Gabbana, Pitti Immagine Uomo e la città di Firenze ora vogliono dare vita a un evento il 2 e il 3 settembre nel capoluogo toscano. Al centro ci saranno l’Alta moda e l’Alta sartoria. «Vogliamo lanciare un segnale di ripartenza per la moda e di un nuovo inizio per Firenze e per l’Italia. È rivolto agli italiani ma soprattutto agli stranieri che tanto peso hanno sui 15 milioni di turisti che ogni anno arrivano nella città, e che oggi mancano all’appello», spiegano Domenico Dolce e Stefano Gabbana.

Sarà un evento fisico, battezzato appunto Il Rinascimento e la Rinascita «per evocare Lorenzo de Medici che ha chiamato i più grandi artisti per fare risorgere Firenze», dice Gabbana. Ci saranno circa 250 invitati con la speranza di veder tornare i clienti internazionali. Si terrà in luoghi simbolici della città e cucirà assieme cultura, arte, storia e artigianato che di Firenze e della moda sono il cuore. Sono elementi che contraddistinguono d’altronde il lavoro di Dolce e Gabbana, alla guida di una realtà che raccoglie l’80% dei ricavi all’estero ma che ha fatto dei saperi antichi - cucito, ricamo, sartoria, modelleria - uno dei cardini dell’attività.


I due stilisti hanno selezionato circa 35 artigiani che rappresentano l’eccellenza della tradizione fiorentina e i loro lavori saranno parte integrante degli eventi. Ci saranno così dall’Antico setificio fiorentino a Mazzanti, che lavora le piume per il lusso mondiale, a Locchi (vetro) fino alle calzature di Saskia.
«Per Pitti Immagine, quasi 50 anni di storia, che ha dovuto più volte rinviare le manifestazioni con il pubblico e ha fissato a gennaio 2021 il prossimo appuntamento, è l’occasione per rilanciare il messaggio di positività che arriva dal sistema moda», dice il ceo Raffaello Napoleone. In Toscana, soprattutto nella provincia di Firenze, il settore dà lavoro a 130 mila persone. Qui producono la maggior parte dei marchi internazionali. E ci sono le 20 mila imprese dell’artigianato artistico. «Siamo andati a trovarli, piccole botteghe, a volte singoli artigiani nei settori dell’olio, del vetro, del legno, dei profumi e dei broccati, eredità del Rinascimento», dice Dolce, reduce con Gabbana da un tour intenso tra quelle competenze antiche. «Sono mestieri di cui conosciamo il valore - dice - visto che il gruppo ha ricreato le Botteghe di Mestiere per i giovani. Abbiamo i nostri maestri interni e così teniamo in vita mestiere e tradizione». Nel sistema Dolce&Gabbana c’è un network di circa 200 aziende terziste, tante artigiane. «Conoscono i nostri codici di qualità e si integrano con le nostre lavorazioni. L’indotto, per manodopera e materie prime, coinvolge circa mille aziende partner e 25 mila persone», dice Alfonso Dolce, fratello di Domenico, l’uomo dei numeri, il ceo che guida una realtà che ha chiuso il 2019 (terminato a marzo) con 1,35 miliardi di ricavi.

L’annuncio arriva in un momento duro per il sistema moda. Ma ci sono alcune sorprese. «Da fine marzo l’ecommerce è cresciuto tra il 70 e l’80%, racconta Alfonso Dolce -. Brasile, Sudafrica e Messico crescono a doppia cifre e corrono Germania e Svizzera. Sono cambiate le regole negli acquisti e ci adattiamo a un mondo nuovo, in cui il cliente passa in negozio e poi ordina da casa o viceversa, guarda i nostri video e telefona al venditore. Bisogna giocare su tutta la tastiera dei canali. Così avvieremo una collaborazione con Farfetch, la piattaforma di ecommerce per il lusso. Pensiamo di contenere al 10% il calo dei ricavi dell’esercizio che chiuderà a marzo 2021. Ma ora acceleriamo».
Buone notizie arrivano dalle azioni di co-branding con il mondo artigiano del food: la siciliana Fiasconaro (panettoni) e il pastificio Di Martino. Il vino Rosa lanciato a maggio con Donnafugata si è esaurito in pochi giorni. È un mondo che hanno intercettato anche a Firenze. «Mi ha colpito la matrice culturale della loro scelta, dice il sindaco Dario Nardella -. Come dire: siamo piegati da questa crisi ma vogliamo raccontare l’eccellenza, la passione, l’orgoglio e la cura. E non è poco».

Fonte: Corriere.it