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Passaporto Digitale e accessorio di metallo: ecco cosa c’è da sapere

 

 

 

Il Passaporto Digitale aka DDP (Digital Product Passport) sembra una delle svolte più vicine per un vero cambio di marcia del settore fashion in ottica di una produzione realmente più sostenibile, trasparente, tracciabile e consapevole. Ma le supply chain, il motore dei prodotti di Lusso, sono pronte per accogliere l’innovazione? Quali sono i benefici e le difficoltà che le aziende potranno incontrare in questo percorso? 

 

Tra qualche no comment, le sensazioni raccolte da noi parlando con alcuni protagonisti della filiera, in questo caso dell’accessorio di metallo, sono miste. Lo slancio verso il futuro e la voglia di partecipare con azioni concrete per una produzione consapevole dei prodotti, non mancano da parte delle aziende. Restano però alcune incertezze sull’applicabilità su vasta scala del DPP e sulla sostenibilità dei costi per le imprese, soprattutto quelle più piccole che formano il tessuto produttivo e sociale del nostro Paese.

 

Cosa è il DPP?

 

Il DPP è uno strumento innovativo tramite cui le aziende della filiera produttiva della moda, e non solo, dovranno raccogliere e condividere in maniera trasparente e verificata i dati sull’intero ciclo di vita del proprio prodotto. 

L’elenco richiesto di informazioni sull’identità liquida online di ogni singolo articolo è in evoluzione e cambia in base alla categoria ma, dalle prime sperimentazioni sull’accessorio di metallo, si può tracciare già un identikit di ciò che sarà necessario indicare. Per esempio, saranno presenti dati come la tipologia di lega utilizzata e la relativa composizione per ogni componente dell’accessorio, la categoria e l’eventuale riciclabilità del prodotto, l’impatto ambientale in termini di utilizzo di risorse energetiche per la produzione, l’ecotossicità e la tossicità per l’uomo. Il concetto su cui si basa l’operatività del DPP è la blockchain, una tecnologia decentralizzata che garantisce la sicurezza e l’accessibilità smart ai dati da parte dell’utente. La scheda è visualizzabile online tramite la scansione di un QR code e sarà permanentemente consultabile. 

Secondo Fabio Di Falco, Marketing & Customer Support Manager di Legor, società benefit internazionale al servizio dei settori jewelry, fashion e galvanico-industriale: «il DPP si tratta di uno strumento utile in prospettiva perché contribuirà a delineare la tracciabilità all’interno di una filiera molto complessa e frammentata come quella dell’accessorio di metallo. Ne beneficeranno soprattutto due attori: il consumatore finale e le eccellenze locali che potranno godere finalmente di un po’ di visibilità e di riconoscimento per il lavoro che svolgono. L’effettiva operatività del Passaporto Digitale però richiederà uno sforzo enorme alla supply-chain, dove le realtà più piccole potrebbero non essere inizialmente strutturate per adeguarsi a questo cambiamento importante».

 

Quando entrerà in vigore?

 

Il DPP è inserito all’interno del nuovo regolamento per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili o ESPR (Ecodesign for sustainable products regulation). 

Dalle ultime notizie raccolte, il protocollo dovrebbe entrare in vigore entro il 2027 (il condizionale è d’obbligo) e sarà valido per tutta una serie di prodotti immessi sul mercato UE, siano essi prodotti dentro o fuori dall’Unione.  L’incertezza sulla data finale è dovuta alla complessità del tema. La pubblicazione del regolamento era prevista per il 2024, poi l’esigenza di studiare meglio l’impatto di un sistema unificato così importante all’interno di filiere produttive eterogenee e complesse, ha spostato in avanti la lancetta dell’orologio. Al momento si punta all’adozione appunto entro il 2027 per avere la maggior parte dei prodotti coperti per il 2030.

Parlando con Leather&Luxury, Francesco Bencini, Direttore Generale di Creazioni Lorenza, azienda fiorentina specializzata nella produzione di accessori di metallo per il luxury fashion afferma che: «Da un punto di vista pratico ancora non è ben chiaro come ci dobbiamo muovere a livello aziendale per adeguarci al Passaporto Digitale. Sicuramente questo è il futuro, l’etica ci impone di essere al passo con tutti i cambiamenti per preservare al meglio l’ambiente, tutelare il consumatore ed essere sempre competitivi sul mercato. Auspico inoltre che i costi che la filiera dovrà necessariamente affrontare per mettere in atto una raccolta dati così capillare, siano equamente distribuiti. La sostenibilità deve essere sostenibile. Per tutti».

 

Passaporto Digitale: chi lo “rilascia”?

 

Le software house che si occupano di sistemi gestionali produttivi pensati per il settore moda, stanno già proponendo sul mercato i propri prodotti di etichettatura digitale da applicare alle singole categorie di prodotto. 

A livello istituzionale, il Consorzio Physis, che riunisce una trentina di player dell’accessorio moda di metallo, ha tra i suoi obiettivi dichiarati la diffusione del DPP tra i suoi consociati come mostrato in un recente meeting organizzato a Firenze per presentarsi al settore. 

In generale, il feeling è che siamo all’inizio di una strada complessa dove sarà necessario trovare un equilibrio per tutti, come afferma Alessandro Pacenti. Presidente di Physis: «L’adozione del Passaporto Digitale è assolutamente necessaria nel prossimo futuro da parte delle aziende ma, come succede per tutti i cambiamenti, porta con sé alcune criticità, due sono le principali: la tracciabilità e l’ottenimento dei dati da parte delle singole aziende. Il nostro piano è quello di mettere a punto un sistema omogeneo operativo che sia adatto a soddisfare entrambi i punti e facilitare un processo che valorizzerà ancora di più la nostra filiera».

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