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«Useremo i fondi europei per far uscire il sistema moda dalla crisi»

 

«Penso che faremo un tavolo sulla crisi del settore moda, su cui possiamo giocare molte carte, tutti i fondi europei, per esempio, possono creare occasioni per la filiera. Del resto, il settore è in crisi però un mese fa ha aperto Yves Saint Laurent a Scandicci e stiamo lavorando per dare il via all’investimento alle Sieci, nel comune di Pontassieve (Firenze), di Louis Vuitton». Per il presidente della Toscana, Eugenio Giani, la crisi della filiera c’è, ma non sembra essere strutturale. 

 

«Quando arriviamo a Pitti – ha detto Giani – c’è un grande movimento e il sistema moda ha una forte propulsione in Toscana». 

 

Di certo l’utilizzo dei fondi europei, come la richiesta di incentivi da parte del governo, pare essere una delle carte per scongiurare un ulteriore downshifting del comparto della moda e degli accessori nell’area fiorentina. Gli operatori guardano con attenzione quello che sta accadendo nelle altre regioni italiane, soprattutto nel sud Italia, tra Campania e Puglia, dove, grazie ai fondi europei e agli incentivi arrivati dal governo sotto forma di sgravi, si è creato un sistema produttivo che rischia di svuotare proprio quello toscano, diventato principalmente direzionale. 

 

Altro elemento guida dell’intero sistema produttivo è quello della formazione. E sono gli stessi addetti ai lavori a chiedere alla Regione di non farsi scappare questo asset, finanziando proprio con fondi europei i centri formativi di eccellenza del pubblico. Un esempio è Scandicci (Firenze) dove è in corso un processo di unione tra due strutture come Alta Scuola di Pelletteria e Mita. Per uscire dalla crisi, in molti sostengono che sia necessario valorizzare la filiera, per fare sì che il territorio conservi quelle caratteristiche che l’hanno reso appetibile per la manifattura d’eccellenza. Per ora, a risentire maggiormente delle difficoltà sono le aziende artigiane, che avendo problemi ad accedere agli ammortizzatori sociali segnano il passo anche sui margini di produzione. Per di più spesso non c’è ricambio generazionale anche nei capitani d’impresa, oltre a un vuoto nei processi di creatività. 

 

Il tavolo invocato dal presidente, al quale pare che prenderanno parte associazioni di categoria, sindacati, parti datoriali e istituzioni, dovrà certificare attraverso quali elementi cambiare nel processo, con l’obiettivo di rendere la filiera sostenibile nel presente e nel futuro. Sarà la strada giusta? Lo scopriremo nei prossimi mesi.

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